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Dossier Blade Runner – il Film

All’inizio del XXI secolo la Tyrell Corporation portò l’evoluzione dei robot nella fase “NEXIJS’, un essere virtualmente identico agli umani, noto come replicante.
I replicanti del tipo NEXUS-6 erano superiori in forza e agilità, e per lo meno uguali per intelligenza, agli ingegneri genetici che li crearono, i replicanti erano utilizzati nelle colonie extramondo come schiavi per i lavori più pericolosi della colonizzazione ed esplorazione di altri pianeti.
A seguito di un sanguinoso ammutinamento di un gruppo da combattimento dei NEXUS-6 in una colonia spaziale, i replicanti furono dichiarati fuorilegge sulla Terra, con la conseguente pena di morte.
Squadre speciali di polizia: I BLADE RUNNER, ricevettero l’ordine di scovare e uccidere qualsiasi replicante si trovasse sulla Terra.
Questa operazione non veniva definita “esecuzione” Veniva definita “ritiro”.

Con quest’ultima scioccante affermazione inizia uno dei film più controversi e geniali della storia del cinema (e non solo di quella fantastica).
Siamo nella Los Angeles del 2019, un’immensa metropoli, sconfinata, a vista d’occhio non si riesce a capire dove essa finisca…
Blade RunnerE’ notte! Ma le tenebre sono squarciate da un turbinio di luci e fiamme che fanno risplendere la città come… come se fosse l’Inferno di Dante!

La prima scena a cui assistiamo è quella di un interrogatorio. Quello che sembra essere un impiegato (più un manovale che altro) è interrogato da un tizio in giacca e cravatta. Il gioco del gatto con il topo appare più che evidente, solo che stavolta sarà il gatto a rimetterci le penne…
Los Angeles non si ferma mai e questa notte sarà molto lunga.

L’agente Deckard (interpretato da Harrison Ford) sta discutendo con il gestore del White Dragon (un chiosco simile a quello dove si vendono Hot Dog) sulla quantità di sushi che può avere, ma ecco che mentre sta mangiando è interrotto da due poliziotti (uno in divisa e giubbotto antiproiettile, l’altro in abiti eleganti). Sulle prime Deckard cerca di ignorarli dicendo loro che hanno sbagliato uomo, quando però sente il nome del Capitano Bryant decide di seguirli.

Una volta giunto nell’ufficio del Capitano Bryant, questi dice a Deckard che ci sono in giro sei ‘lavori in pelle” e che uno di questi è rimasto “arrostito” mentre cercava d’intrufolarsi nella Tyrell Corporation. Visionate le schede dei fuggiaschi, comincia la caccia. Visto che tutto è iniziato alla Tyrell Corporation (anche metaforicamente, poiché i replicanti li hanno inventati loro) è da Il che Deckard inizia le sue indagini.
L’ufficio di Tyrell è degno di un re, se le strade di Los Angeles sono strette, buie e affollate, l’ufficio di Tyrell è immenso (il set misurava 24 metri per lato!) con colonne alte 6 metri.
Appare più che evidente che dal suo ufficio, una torre d’avorio, l’onnipotente Tyrell, membro di una classe ricca e importante, guida il suo impero.

Et qui che si vede il primo animale di tutto il film: un gufo.
Nel mondo di Biade Runner gli animali sono praticamente estinti, quindi è ovvio che l’ingegneria genetica ne abbia prodotto delle “repliche” e al dio Tyrell piace circondarsi di manufatti che siano delle perfette repliche di esseri viventi.
Tyrell chiede a Deckard di effettuare il test Voigt-Kampff (il test con cui si stabilisce durante un interrogatorio se il soggetto esaminato sia un replicante o meno) su Rachael (interpretata da una bellissima Sean Young), la sua segretaria: “Voglio vedere un negativo prima di fornirle un positivo”. E’ così che si scopre che Rachael è una replicante (ma lei non sa ancora di esserlo). ‘Più umano dell’umano è il nostro slogan. Rachael è un esperimento, niente di più”
Deckard lascia le Tyrell Towers per dirigersi verso la camera d’albergo di Leon (il replicante che all’inizio del film ha ucciso Golden, l’altro Blade Runner). Durante la perlustrazione assieme a Gaff (il tizio che il capitano Bryant aveva mandato a rintracciarlo) Deckard trova nella vasca da bagno delle scaglie e in un cassetto un mucchio di foto. Qui scopriamo anche la “mania” di Gaff di fare gli origami di carta.
Il tema delle foto (e quindi dei ricordi) sarà ricorrente per tutto il film. Come spiega lo stesso Tyrell, ai replicanti serve un cuscino, un supporto per le loro emozioni hanno pochi anni per accumulare conoscenze che per noi sono scontate e questo li rende emotivamente instabili…II) e questo si fa “creando” per ciascuno di essi un passato: (falsi) ricordi.
Intanto Roy Betty (interpretato da un magnifico Rutger Hauer) è a caccia d’informazioni; Roy e Leon (che ha scoperto l’intrusione nel suo appartamento) fanno visita a Chew, il quale però non è in grado di soddisfare le loro richieste. “Non so, io fa solo occhi. Progetti genetici solo di occhi… ” – “Chew, se solo potessi vedere quello che ho visto con questi tuoi occhi!”. Le uniche informazioni che i due Nexus-6 riescono ad ottenere è che ciò che essi cercano lo possono trovare solo da Tyrell in persona. Il povero Chew gli fornisce anche il nome di chi può aiutarli a vedere il loro creatore: J. F. Sebastian.

Quando Deckard torna nel suo appartamento trova ad aspettarlo Rachael!
Lei vuole delle spiegazioni visto che Tyrell non l’ha voluta neanche ricevere. I due iniziano a discutere sui ricordi di Rachael che, essendo innesti (probabilmente della nipote di Tyrell), Deckard già conosce.
Come vi sentireste se scopriste che tutti i vostri ricordi, vostra madre, le vostre foto di quando eravate bambini, che tutto insomma, sia falso?
La scena si chiude con uno sconsolato e amareggiato Deckard affacciato fuori dal balcone.
Nelle strade sottostanti intanto, J. F. Sebastian torna a casa e s’imbatte (letteralmente) in Pris (interpretata da Daryl Hannah), un altro dei replicanti fuggiaschi del gruppo di Roy Vedendola affamata e infreddolita J. F. la invita a casa…
Deckard si sveglia (dopo aver sognato un unicorno bianco nella ‘Director’s Cut’, la versione con il montaggio originale di Scott) e qui ci accorgiamo che anche lui a foto-ricordo non scherza.

Dall’analisi delle foto trovate nell’appartamento di Leon attraverso uno macchinario definito ‘Esper”, Deckard ottiene una foto di Zhora, l’altra replicante del gruppo.
L‘Esper nelle note di produzione è descritto come un computer ad alta densità, con una elevata capacità di risoluzione tridimensionale, dotato di sistema di raffreddamento criogenico, che può analizzare e ingrandire fotografie, permettendo all’investigatore di analizzare una stanza senza esserci dentro realmente”.
Con la foto di Zhora (interpretata da Joanna Cassidy) e la scaglia, Deckard si reca in Animoid Row a caccia d’informazioni. E’ così che scopre che la scaglia appartiene a un serpente (e non a un pesce come credeva) e che è stato “fabbricato”. Vista la qualità estremamente elevata ci vuole poco a scoprire chi è che può permettersi un tale “lavoro”. Deckard trova così Zhora allo “Snake Pit”, un decadente locale nel IV settore.
Dopo un tentativo, un po’ goffo a dir la verità, di approccio da parte del Blade Runner, la replicante mangia la foglia e scappa per le strade affollate della città. A Deckard per “ritirare” il Nexus-6 non resta che sparare (più volte) alle spalle della donna…

Nel copione finale Zhora non doveva morire per i colpi di Deckard, ma dopo aver infranto le vetrine doveva correre per strada, per poi finire investita da un autobus.
Leon, che ha assistito a tutta la scena, assale il poliziotto e solo l’intervento all’ultimo minuto di Rachael (che uccide Leon sparandogli) lo salva da morte certa.
Sulla scena del “ritiro” arrivano Gaff e il capitano Bryant, il quale comunica a Deckard che ci sono in giro ancora quattro “lavori in pelle” (3 più Rachael di cui Tyrell ha denunciato la scomparsa).
Qui si crea la confusione su quanti dovevano essere i replicanti nel film. All’inizio Bryant dice a Deckard che ci sono in giro sei “lavori in pelle”; calcolando che uno di questi è morto mentre cercava d’intrufolarsi nella Tyrell Corporation ne dovrebbero restare cinque: Roy, Leon, Pris, Zhora e… Mary!

Mary doveva essere la sesta replicante ma per motivi di budget la sua scena non venne mai girata, quindi ecco spiegata l’incongruenza.
Tornato nuovamente a casa Deckard trova Rachael ormai consapevole di essere una replicante e quindi di dover morire. Il poliziotto evita le domande dell’affascinante donna riguardo alla longevità, la data d’innesto ecc.
Dopo un po’ i due finiscono a letto…
Roy finalmente si ricongiunge con Pris e convince J. F. a farsi condurre da Tyrell.
Anche la stanza da letto di Tyrell è come li suo ufficio: immensa e lussuosa. Per il letto di Tyrell fu preso come modello addirittura quello di Papa Giovanni Paolo Il!

“Voglio più vita, padre.” Questa frase riassume tutta la scena tra Roy e Tyrell.

Blade Runner
I simbolismi abbondano: “La candela che brucia da due parti dura la metà”, l’abbraccio paterno di Tyrell, il dialogo sulla ricombinazione dell’RNS e la mutazione del DNA; le “cose discutibili” fatte da Roy, le stesse cose per cui li dio della biomeccanica non ti farebbe entrare in paradiso.
Alla fine, come qualsiasi bambino che non ottiene dal padre ciò che vuole, Roy si ribella al proprio Padre/Dio.

Uccidendolo.

In realtà la sceneggiatura prevedeva a questo punto che Roy dicesse al terrorizzato Sebastian di portarlo dal vero creatore. Infatti il “vero” Tyrell doveva trovarsi ibernato in una bara criogenica al piano di sopra, J. F. avrebbe dovuto spiegare a Roy che Tyrell scelse d’ibernarsi in quanto affetto da una malattia incurabile nella speranza che un giorno si fosse trovata una cura. Un’altra idea (ma scartata da Scott che voleva a tutti costi la cripta criogenica) era quella che il cervello di Tyrell fosse stato trapiantato nel corpo di uno squalo tenuto in un gigantesco acquario…
La scena immediatamente successiva, seppur breve, è estremamente densa di significato. Roy da solo nell’ascensore in preda a un fremito quasi post orgasmico, guarda attraverso il tetto di vetro dell’ascensore e vede le stelle. Stelle che si allontano sempre più come se in realtà lui stesse cadendo dal cielo.
Il tema dell’angelo caduto è rafforzato anche dal fatto che questa è l’unica scena di tutto i film in cui si vedono le stelle, mentre normalmente è difficile anche solo scorgere il cielo!
La scena si sposta a casa di Sebastian, Deckard è lì sotto in macchina. Fa una telefonata con il vidphone a Pris, ma, pur affermando di essere un amico di J. F, non è creduto, sembra che presto un altro replicante verrà ritirato…
Presto sulla scena arriva Roy, e trova il cadavere di Pris.
Un ultimo tenero abbraccio tra i due (Roy le spingerà la lingua dentro la bocca, oltre a chiuderle gli occhi) e comincia la battuta di caccia.

Cacciatore contro lupo.

“lo pensavo che tu dovessi essere bravo. Non eri tu, quello bravo? Fammi vedere di cosa sei fatto!”
L’intera sequenza è un susseguirsi di colpi di scena mozzafiato e sequenze memorabili (Roy che sfonda un muro per afferrare la mano di Deckard dall’altra parte…
Anche qui tornano i simbolismi legati alla figura interpretata da Rutger Hauer (il figlio del dio della biogenetica con il palmo della mano trafitto da un chiodo).
Manca ormai poco alla fine e Roy se ne rende conto, ma la partita non è ancora chiusa.
Dopo aver sfondato con la testa un muro (!), Roy dice a Deckard: “Preparati al gioco, ti dovrò uccidere. Tu non sei vivo… non puoi giocare e se tu non giochi…”
Che significato ha quel “Tu non sei vivo”? Forse che i due sono più simili di quanto non appaia a prima vista?

Su e giù per scale, soffitti, cornicioni, Deckard è ormai alle strette, la superiorità fisica del Nexus-6 è lampante (anche se per essere un normale essere umano, Deckard ne ha incassati fin troppi di colpi per essere ancora vivo…). Il poliziotto penzola ormai appeso a un cornicione sul palazzo di fronte, mentre il replicante lo guarda decidendo il da farsi. Presa la rincorsa, Roy salta da un palazzo all’altro (stringendo una colomba al petto).
“Bella esperienza vivere nel terrore, vero? ln questo consiste essere uno schiavo!”. Deckard non ce la fa più e molla la presa, ma prontamente Roy lo afferra per il polso (con la stessa mano che poco prima si era trafitto procurandosi dolore per non perdere la sensibilità) e lo tira su come un fuscello!
Uno spaurito Harrison Ford, credendo che il Nexus-6 voglia togliersi il gusto di finirlo con le proprie mani, assiste invece a uno dei più belli e indimenticabili monologhi della storia del cinema:
“lo ne ho… viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione.
E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannoyser…
E tutti quei momenti andranno perduti per sempre; come … lacrime, nella pioggia. E t tempo di morire. ”
Roy Betty, replicante Nexus-6 modello da combattimento (programma di difesa delle colonie), numero di serie N6MAA10816, livello fisico A, livello mentale A, data d’immissione 8 gennaio 2016, figliol prodigo del dio Tyrell, è morto.
Con tutta la naturalezza umanamente possibile si è semplicemente accasciato su se stesso, liberando la colomba che teneva stretta in petto.

Il film poteva anche chiudersi qui, con Deckard che resta con lo sguardo fisso su Roy chiedendosi come mai lo avesse salvato, invece di ucciderlo.
Ma a spezzare l’incantesimo arriva Gaff: “Hai fatto un gran lavoro. Ora è finita eh?”. Prima di rimontare in auto però aggiunge: “Peccato però che lei non vivrà. Sempre che questo sia vivere!”

Tornato nel suo appartamento, il Blade Runner teme per la vita di Rachael. Fortunatamente la trova assopita sul divano. A questo punto i due escono furtivamente dalla casa dell’agente, prima di entrare nell’ascensore, però, Rachael calpesta senza accorgersene un origami. La piccola figura di carta rappresenta un unicorno (vi suggerisce nulla?). Deckard capisce cosi che Gaff è stato nel suo appartamento e che ha lasciato in vita Rachael (per quel che resta da vivere…). Ma indica anche un’altra cosa: Gaff conosce i sogni (ricordi?) di Deckard!
Il poliziotto annuisce, raggiunge la sua amata nell’ascensore, le porte si chiudono, partono i titoli di coda.

Questo almeno della Director’s Cut, ossia (come già detto in precedenza) la versione con il montaggio originale del regista.
Nella prima versione uscita, invece, il film prosegue con un’altra scena: Deckard e Rachael che a bordo di un’auto “volano” via verso il sole sorvolando verdi paesaggi. In questa scena scopriamo che Rachael è il modello perfetto, non ha data di scadenza. E vissero felici e contenti.

Ah, va detto, inoltre, che in questa versione non c’è assolutamente traccia del sogno (ma era poi un sogno, visto che Deckard lo fa ad occhi aperti?) dell’unicorno. In questo contesto la scena fuori dell’ascensore dove trova l’origami a forma di unicorno perde d’intensità e di significato. Ln pratica serve solo a dimostrare che Gaff era stato nell’appartamento e che aveva deciso di lasciare in vita Rachael (per quello che le rimaneva da vivere, ignorando che non avesse data di scadenza),

Due film quindi? A mio parere sì.

Il finale della versione originale è posticcio e messo lì a bella posta per accontentate i finanziatori del film (tant’è che furono riciclate scene di scarto di Shining!),
La Director’s Cut (uscita dopo alterne vicissitudini, solo nel 1992) priva del lieto fine e con l’aggiunta del dubbio che anche Deckard possa essere un replicante è, a tutti gli effetti, un altro film. Il senso d’impotenza, di oppressione e di negatività presente in tutto il film rimane fino alla fine.
Non dà speranza per il futuro, la lunga notte di Los Angeles non è ancora terminata…

La Final Cut, del 2007 nulla aggiunge a livello di trama alla Directors’ Cut. Si è trattato fondamentalmente di una edizione con immagine e suono restaurati digitalmente e rimasterizzati e piccole migliorie estetiche nei fondali o nelle transizioni.

Ma come è iniziata tutta la storia?

Ne parleremo nel Dossier Blade Runner – La realizzazione del film (in fase di pubblicazione)